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Calcio e Scuola: binomio che può funzionare

Giovanni Bottos, non solo calcio, non solo scuola

Abbiamo incontrato Giovanni Bottos, difensore di fascia della Juniores, il Capitano, o come lo stanno chiamando i compagni da qualche mese, “l’ingegnere”.

Abbiamo scoperto di recente che è stato premiato: ha ottenuto una borsa di studio per l’elevato rendimento scolastico. Sapevamo che se la cavava a scuola e a calcio, ma fa particolarmente piacere vedere che lo sport può convivere con lo studio senza comprometterne i risultati.

Ci siamo fatti raccontare da lui qualcosa di sé, pensando che qualche segreto possa essere copiato anche dai suoi amici e colleghi di calcio.

È nato l’8  dicembre del 1997 ed inizia a giocare a calcio all’età di sei anni. Dopo un solo anno cambia sport, passando al nuoto. Ma, dopo che gli sono spuntate le pinne, a 10 anni si rimette a calpestare i prati verdi che la Julia mette a disposizione. Calca le orme di papà Davide: come lui gioca in difesa, come fa anche il fratello Alessio, difensore dei Giovanissimi. Una tradizione di famiglia… da cui è esclusa soltanto mamma Lucia, che pare non sia particolarmente appassionata di calcio, ma che sicuramente supporta (sopporta) lo sport di famiglia. Lucia, ci racconta, Giovanni, ritiene che il calcio porti via tempo allo studio e perciò in casa i giocatori-studenti devono dimostrare il contrario.

Giovanni, è la prima cosa che ci dice, è convinto che senza calcio, meglio, senza sport non si possa stare: “Non sarei riuscito a fare bene se non avessi giocato a calcio, o senza far sport. Sono convinto che praticare uno sport sia importante, specialmente per più piccoli, sia per l’attività motoria, sia perché si sta insieme ad altri, si fa parte di un gruppo, si possono scaricare le tensioni”. Condividiamo.

Sentiamo cos’altro ci racconta.

Sei tifoso di quale squadra? Hai un giocatore che ammiri?
Sono tifoso del Milan ed il giocatore che preferisco è Maldini, sia per le capacità tecniche sia per la personalità, anche fuori del campo.

Sei sempre stato un difensore da sempre o hai provato anche in altri ruoli?
Qualche esperimento ma di poco conto: sempre difensore.

Sempre con la Julia o hai bazzicato altre Società?
Sempre e solo Julia.

Fatta tutta la trafila…
Un assaggio al primo anno di Primi Calcio, poi l’esperienza in piscina e al ritorno da Esordiente a Juniores.

Titoli?
Si, il Campionato Allievi Provinciale, anche se mi sono perso la Finale per la Prima Comunione di mio fratello. Un dramma famigliare… superato con il passare degli anni.

Hai debuttato in Prima Squadra?
Si, nelle prime fasi del Trofeo Regione Veneto della Stagione appena conclusa: sono subentrato ed ho giocato per un quarto d’ora.

Com’è andata?
Il Mister mi ha detto che ho fatto bene perciò sono stato contento.

Non solo calcio: hobby? Impegni? Film? Musica? Libri?
Mmm, hobby no. Gli impegni extrascuola-sport sono finiti  (come quasi tutti i ragazzi di Concordia ha dato il suo contributo nelle attività dell’Oratorio). Film, ecco si, a casa abbiamo un abbonamento e ne guardo. Principalmente ascolto Rock, più precisamente Indie-Rock (genere musicale di alternative rock nato nel Regno Unito e negli Stati Uniti alla fine degli anni ottanta, ndr da Wikipedia), ma anche molto altro, di tutti i generi. Libri no, finito l’obbligo scolastico ho smesso, tranne ovviamente i testi scolastici.

D’estate non stai fermo…
No, in quarta e quinta ho lavorato nella raccolta della frutta. Mi è anche piaciuto, oltre al riscontro economico.

A scuola sei sempre andato bene?
Si, dai, mai avuti problemi.

Ci sono stati insegnanti importanti?
Quello di Matematica forse, ma nel triennio devo dire che tutti mi hanno aiutato nel percorso e nelle scelte.

Materie preferite?
Mi piace la Fisica e ancor di più la storia. Trovo particolarmente interessanti le due Guerre Mondiali.

Sempre andato volentieri?
Bhe’, alle medie è un obbligo, ci si va e basta. Ma dalle Superiori si cambia, si mettono a fuoco degli obiettivi e si va per un motivo preciso.

Dopo le Medie l’ITIS? Perché? Hanno influito i genitori?
È stata una scelta libera, l’ITIS mi permetteva puntare ad un lavoro ma non avrebbe precluso l’Università, come è accaduto. I miei non hanno forzato in nessun senso, mi hanno lasciato decidere e poi mi hanno sostenuto sempre. Perché Meccanica? Non c’è un motivo preciso. Avevano chance anche Elettrotecnica e Edilizia, poi con le visite a scuola forse i laboratori di Meccanica hanno avuto un certo peso: poter fare qualcosa di concreto. Potrebbe essere questa la chiave di lettura.

Sei sempre andato bene: come ti hanno visto i compagni? Solo secchione (parola che in fondo denota invidia…)?
Da più piccoli si, c’è ‘sta parola che ti viene rinfacciata e dà un  po’ di fastidio. Poi con il passare degli anni ti prendi il tuo impegno e lo porti avanti senza che importi agli altri, valgono i risultati e sono tuoi. Ciascuno deve lavorare su di sé e non si preoccupa se i compagni sono più o meno bravi.

Mai a ripetizione? Magari le dai…
Si, mi è capitato di andare da un cugino, che era bravo in matematica. Poca roba. E no, non do lezioni, non ne avrei la pazienza!! Perciò è meglio che non lo faccia…

Quale peso hai dato al calcio?
Il giusto peso, con equilibrio. Mi sono sempre concentrato per dare il meglio ma non mi sono mai esaltato. Qualche volta diciamo che preferivo l’impegno sportivo a quello scolastico…

Rapporto Scuola/Calcio : funziona? Possono convivere?
Secondo me deve funzionare, devono convivere: per quanto mi riguarda non mi posso immaginare solo studente e non anche calciatore o sportivo. Sono due cose che un ragazzo deve portare avanti contemporaneamente, per il gruppo, per sfogarsi, per divertirsi. Ho alcuni compagni che studiano e basta: non mi ci vedo solo sui libri! E credo che sin da bambini si dovrebbe avere un impegno sportivo.

Hai mai rinunciato ad allenamenti-partite per la scuola?
Quasi mai. Sono sempre riuscito ad organizzarmi bene, perciò trovavo il tempo sia per studiare sia per giocare, sia per altro.

Più soddisfazione un 10 o una vittoria con la squadra?
Ci pensa un paio di secondi e poi sorridendo : La Vittoria!

Quanto tempo dedicavi allo studio? E ora?
Prima dipendeva dalle fasi, in quinta anche 4-5 ore se serviva, in prossimità di verifiche ed interrogazioni. Ora invece è diverso. Quando torno da lezione mi va via tutto il pomeriggio, ma cerco di trovare gli spazi che mi servono, anche perché credo che spendere troppo tempo sia controproducente… Meglio la qualità dello studio piuttosto che la sola quantità. Assomiglia molto ad un lavoro, va fatto con metodo.

Nell’anno della maturità è stata dura conciliare studio  e calcio?
No, risponde tranquillo, era come negli anni precedenti. Stressante era l’idea dell’esame, l’attesa.

Come ti eri organizzato? Cosa suggerisci?
Organizzazione normale. Studiavo e giocavo a calcio.
Ai prossimi maturandi suggerisco di non aver paura e di non farsi prendere dall’ansia (oltre che studiare…). Non buttarsi giù se qualcosa va storto nel corso dell’anno, di lavorare per arrivare preparati. Secondo me essere costanti nello studio è fondamentale: se si è fatto tutto per bene, gli esami alla fine sono come un ripasso e se le cose si sono studiate non può che andar bene. Con l’esame si è alla fine: dare il 100% che poi è finita. Le cose con gli anni assumono un altro significato, prendono un altro peso
(chissà cosa ne pensano i ragazzi di quinta che leggono queste sagge parole… ma capito? R
agazzi, partite subito con il piede giusto che il resto vien da se’.

Premio importante: la borsa di studio. Ce ne parli?
Importante ma inaspettato. Del tutto. Non sapevo della borsa, è stata la scuola a segnalarmela. Ho aderito e alla fine l’ho vinta.


Complimenti, anche perché scopriamo che non è la prima.
Anche in quarta ne ho vinta una, a questa sì avevo partecipato di mia iniziativa, ed è andata bene. Per me è importante averla presa per dare un contributo agli sforzi
della famiglia, ora che le spese sono cresciute (Giovanni adesso, come molti studenti, vive a Padova, ndr)

Soddisfazione grande per mamma e papà, vero? Qualche sacrificio devono averlo fatto…
Ovviamente si, mamma e papà ma anche la nonna erano felici. Come dicevo è per me contraccambiare l’aiuto che mi hanno sempre dato e per loro immagino una piccola ricompensa ai loro sforzi.

Hai detto che ti hanno sempre sostenuto.
Si sono un po’ specializzati: papà si occupa del lato sportivo, c’è sempre alle partite; mamma di quello scolastico. Lei ritiene che, da grandi, si perda tempo ma dato che i miei voti non sono mai stati un problema non ha mai avuto troppo da ridire.

Ora Università: ingegneria meccanica, robetta… Perché?
Perché, con l’esperienza delle superiori mi sia venuto il desiderio, la voglia di arrivare a fare qualcosa che produca un risultato concreto. Arrivare a progettare, con l’uso della mia testa, qualcosa che funzioni è un obiettivo che mi sprona. Oggi, almeno, trovo più importante realizzare, costruire qualcosa che non avere uno stipendio importante. Si arriverà ad un lavoro, prima o poi, che durerà molto: dovrà essere per forza qualcosa che mi piace fare, per poterlo fare a lungo al meglio.

Avevi avuto proposte di lavoro…
Si, come molti miei compagni. Sono stato tentato di accettare, a dire la verità, ma ho preferito provare con l’Università.

Dove vuoi arrivare?
Ancora non lo so. Non ho particolari ambizioni al momento, se non  fare qualcosa che mi piace. Ecco, un mio studio di progettazione potrebbe essere un traguardo.

Che differenza tra ITIS e Università?
L’organizzazione che ti devi dare ed i ritmi. Alle superiori sei sempre sotto tiro, ogni giorno puoi essere interrogato. All’Università no: hai periodo di studio poi gli esami. Che sembrano sempre in là, ma poi arrivano, perciò devi organizzarti.

Cambieresti qualcosa in ITIS sulla base della tua esperienza ? (per l’ Università è presto…)
Credo che servirebbero più ore da spendere nei laboratori: secondo me toccare con mano quello che si studia sui libri dà un valore maggiore proprio allo studio e lo motiva.

L’ estero, di cui si sente parlare tantissimo potrebbe essere una tua destinazione?
Non lo escludo a priori ma preferirei rimanere in Italia…

Il Calcio è ora messo da parte?
No, non del tutto almeno. Le possibilità ci sarebbero, come dimostrano alcuni giocatori della Prima Squadra, solo che la lontananza impedisce di allenarsi con regolarità e mi sono accorto che non sempre ero al meglio e a fine stagione faticavo più dei compagni. (ciononostante Giovanni ha sempre trovato spazio in squadra, vuoi vedere che è anche bravo a calcio?)

Continuerai a giocare? Magari ad allenare?
Io vorrei ma a questo punto purtroppo non dipende solo da me: se gli orari delle lezioni mi permetteranno di essere a casa per gli allenamenti certo che si! Allenatore? Una breve riflessione: anche si, perché no?

Con questa possibilità salutiamo Giovanni e lo ringraziamo sia per la disponibilità a parlare di sé.

 

Quando gli ho chiesto di fare due parole per un articolo non ha esitato. Quando gli ho chiesto di parlare della borsa di studio ha accettato senza vantarsi ne’ nascondendosi; ne ha parlato con grande tranquillità, come se non ci fosse nulla di speciale.

Avete letto quale importanza dia allo sport ma anche alla scuola. L’organizzazione dei tempi è l’aspetto che ha contraddistinto il suo percorso sia scolastico sia calcistico e forte è stata la scelta di rinunciare ad un guadagno sicuro subito per puntare più in alto, costruendo un bagaglio più solido per il futuro.

Sin troppo facile dire che è un bell’esempio per molti ragazzi e che l’ACD Julia Sagittaria non può che essere orgogliosa di avere tra i suoi atleti anche Giovanni Bottos, ma va detto.

Bravo Giò, ma anche grazie per dimostrare che con l’impegno si possono ottenere grandi risultati. In bocca la lupo Campione.