7 Aprile 2020

L’INTERVISTA – CIRO ASTARITA: FINIRE LA STAGIONE? NON C’E’ TEMPO. PECCATO NON POTER FESTEGGIARE SUL CAMPO.

In nerazzurro esordì nella formazione maggiore quando non aveva nemmeno 16 anni, lanciato nel campionato di Prima Categoria 1976 – 77 da un allora emergente mister Enrico Burlando. Alla Julia, quella di Ciro Astarita non fu una presenza banale, bensì contribuì in misura notevole alle fortune di una squadra che volò in Promozione al termine del campionato successivo. Altri tempi, altro calcio, decisamente più passionale e di ben altri valori tecnici, ma dai medesimi ideali, quelli che ha ritrovato in questa stagione, la prima al timone del sodalizio concordiese.

Perché il cordone ombelicale con i nerazzurri non si è mai tagliato, tanto che lo ha portato la scorsa estate, dopo oltre quarant’anni, a rientrare nel ruolo di presidente in un momento particolarmente complicato nella storia del club del Lemene. Pochi mesi di cura, e la Julia Sagittaria è tornata ad essere una squadra vincente, ormai pronta per festeggiare il ritorno in Promozione. Sette punti di vantaggio al momento della sospensione di un torneo che pare sempre più destinato a non avere un seguito, appaiono comunque un tesoretto da far fruttare in ogni evenienza.

“Indubbiamente è un orgoglio per il sottoscritto e per tutti i miei collaboratori. Noi stavamo dominando – ha dichiarato Astarita – sarebbe stato bello vincere sul campo davanti ai nostri tifosi, ma purtroppo penso che non accadrà. Semplicemente per il fatto che non c’è più tempo. Non credo che a maggio non ci sarà più contagio, mi vien difficile pensarlo sino a che non si troverà un vaccino. Dico che sarebbe già importante poter iniziare regolarmente la preparazione ad agosto. La cosa più sensata sarebbe quella di mettere subito la parola fine ad una stagione diventata surreale, per poi concentrarsi alla ricerca di una soluzione che dia il giusto valore ai trequarti di campionato disputato”.

Con molta probabilità la promozione sarà sancita d’ufficio, quindi, anche se in questo momento può sembrare un paradosso, bisogna pensare al futuro.

“Che sarà inevitabilmente complicato, ma lo sarà per tutti. Ai nostri livelli, il calcio ne uscirà ridimensionato. Passeranno anni prima che tutto il sistema abbia a risollevarsi. Non è un paradosso pensare al futuro sin d’ora. E’ giusto incominciare a pianificare per farsi trovare pronti, soprattutto perché una società come la nostra, pensando agli oltre duecento tesserati del settore giovanile, ha una valenza sociale che non può essere trascurata”.