Al termine della stagione ho chiesto al mister Piccini di trovare qualche momento per chiacchierare di calcio, per raccontare come ha vissuto questa stagione con la sua Squadra, gli Allievi Provinciali della Julia Sagittaria.
Ne è uscita una serata piacevole ed interessante, nel corso della quale il Mister ha raccontato la sua annata calcistica: ve la propongo.
“Si parte sempre con le massime aspettative” esordisce Piccini, “poi nel corso dell’anno si rivedono quelli che erano gli obiettivi iniziali in funzione del lavoro
che si riesce a fare, della disponibilità dei ragazzi e ovviamente dei risultati che si raccolgono. Tanto più quando si inizia con un nuovo Gruppo e si deve partire da zero”. Spiega che sono due le parti che si devono incontrare e che insieme devono condividere lo stesso pensiero e la stessa disponibilità a mettere in campo le energie necessarie per conseguire il miglior risultato. Da un lato con l’impegno a trasmettere il proprio progetto calcistico, opportunamente calato sul “materiale umano”, dall’altro con la disponibilità a mettersi in gioco con l’umiltà di apprendere e migliorarsi.
Indispensabile, per il Mister, comprendere nel più breve tempo possibile le caratteristiche dei giocatori per farli giocare ciascuno al meglio delle proprie possibilità, cercando di costruire nel contempo uno schema di gioco adeguato. “Non è però facile mettere in pratica al meglio tutte le buone intenzioni” constata Piccini: “ogni ragazzo viene da un suo percorso personale, calcistico e umano; ha una sua maturazione fisica e caratteriale, è dotato di talenti naturali più o meno sviluppati, ha una passione per il calcio più o meno forte, e soprattutto” sottolinea “sono ancora dei ragazzi in formazione”. Nel caso degli Allievi, poi, è pesato, ritiene, il passaggio di Categoria: sono quasi tutti del 1999, ed il salto verso un calcio più tecnico e più fisico richiede un’applicazione più serrata, un impegno costante, più fatica insomma per raccogliere buoni risultati.
Il lavoro settimanale prevede proprio questo: parte atletica, parte tattica, parte tecnica. Non solo: diventa importante insegnare ai ragazzi a leggere con immediatezza le azioni e decidere con rapidità cosa fare, dove posizionarsi, a chi passare la palla, come chiudere sull’avversario. Anche questa componente richiede grande sforzo sia all’allenatore sia ai ragazzi.
Giorno dopo giorno, meglio, allenamento dopo allenamento, si comprendono le peculiarità dei ragazzi, se ne saggiano la volontà, la dedizione, la disponibilità al sacrificio, il desiderio di crescere, la volontà di migliorarsi. Ed il Mister collega tutto ad un unico elemento: la passione per il calcio, e su questo tema Piccini spende qualche parola, partendo dalla sua esperienza: “per giocare a calcio occorre una grande passione; è la passione che permette di sostenere gli sforzi, le fatiche, le delusioni, è la passione che ti fa cercare il miglioramento, è la passione la miglior motivazione per un giocatore”.
Ricordando il percorso svolto, riconosce che la partenza è stata complicata, ritenendo la causa principale una indisciplina, calcistica e non, diffusa, che peraltro si è manifestata con una certa frequenza anche durante le partite: “è stato difficile lavorare su questo fronte(fortunatamente non ero solo) ma nel complesso” dice Piccini “i Ragazzi, con lentezza magari, sono migliorati nel corso dell’anno”. Alcune delle recenti partite lo hanno dimostrato, a prescindere dai risultati; lo dimostrano le sedute di allenamento nel corso delle quali, racconta il Mister, è cambiato l’atteggiamento dell’intero gruppo. Sostiene, anche, che oltre ad una maturazione calcistica è avvenuta una crescita personale. Non va scordato che i ragazzi sono in una fase particolare della loro crescita.
Chiedo al Mister se ha voglia di delineare i caratteri di ciascuno, una sorta di pagella di fine anno, ma non è d’accordo: per quanto diceva prima – percorso personale, provenienza, basi di partenza, potenzialità di crescita, passione – una valutazione potrebbe forse essere più adeguata se espressa a livello di Reparto, senza intaccare così la sensibilità dei ragazzi e senza sminuirli.
E allora procediamo così.
Portieri.
Reparto particolare: in sostanza si è trattato di un unico portiere, visto che per lungo tempo c’è stato un solo giocatore titolare solitario. Gli allenamenti sono specialistici, per cui la partecipazione a quelli della squadra erano ridotti alla seduta del venerdì. Si sono aggregati poi altri due estremi difensori.
Nulla da dire, comunque, sul rendimento del terzetto, che ha sempre garantito affidabilità e dato sicurezza alla squadra.
Difesa
Nove i giocatori a disposizione, che hanno offerto un bel numero di combinazioni diverse per caratteristiche, da sviluppare a rotazione in funzione degli altri reparti e in funzione degli avversari.
Caratteristiche però da amalgamare, e questo è stato forse il lavoro più importante da svolgere, rammenta il Mister.
Al quale piace evidenziare come nel corso dell’anno sia mutato l’atteggiamento dei singoli e quindi del Reparto: da un atteggiamento di critica quasi feroce verso i compagni ritenuti “colpevoli” di un errore (che, non dimentichiamo, può causare il gol) ad uno in cui è la ricerca del motivo che ha causato l’errore ad essere al centro dell’analisi. Con parole diverse potremmo dire: maturazione da bambini a giocatori.
Centrocampo
Cervello della squadra, sia per la fase difensiva sia per quella offensiva. “Lo schema pensato per questa squadra era il 4-4-2 ma presto ho dovuto constatare che non avevo degli esterni da impiegare in questa configurazione”, racconta Piccini, “per cui ho dovuto adattare la squadra ad un 4-3-3 di compromesso”. Nel corso dell’anno però le cose sono migliorate, per l’impegno con cui i ragazzi hanno cercato di mettere nell’applicazione dello schema in partita. “Forse il reparto che ha dato le maggiori soddisfazioni per la crescita che ha dimostrato”. Il Mister evidenzia anche il sacrificio cui sono stati chiamati i centrocampisti nella copertura, che ha tolto senz’altro alcuni gol allo score della squadra.
Attacco
Anche questo è un Reparto numeroso, ma mai completamente a disposizione, per varie ragioni. E comunque non erano così tante le possibilità offerte per caratteristiche fisiche e tattiche di ciascun giocatore.
All’inizio i Ragazzi hanno lasciato spazio al caos. La mancanza di un centravanti riferimento unico, l’abbandono della posizione assegnata per cercare altrove la palla, la difficoltà nel passare la palla, cioè indisciplina diffusa, hanno reso l’attacco inconcludente. Oggi, “dopo molte parole, dopo innumerevoli prove in allenamento, la situazione è sensibilmente migliorata”. Interessante la recentissima introduzione del 4-3-1-2 che “applicato con diligenza e concentrazione da tutti i reparti ha dimostrato come i Ragazzi possano giocare bene, se lo vogliono”.
Con queste parole, che forse lasciano ai ragazzi la decisione su cosa vogliono davvero fare, il Mister Piccini chiude quest’ampia panoramica sulla Stagione degli Allievi. E lo ringraziamo.
Ma l’idea di una pagella per ognuno è rimasta e provo a ripresentarla. Un po’ il Mister cede ed ecco cosa ne è uscito.
D’Andrea : bella stagione la sua, alcuni punti sono solo suoi. Baluardo.
Trentin : quando serve c’è sempre. Aiuta i compagni. Affidabile.
Banini : bravo anche in avanti. Un po’ lento nel dopopartita… Doccia fredda
Malvestio : inizia in punta di piedi, esce alla distanza. diventa fondamentale. Crescita.
Vivan : gran carattere, clava e fioretto. Più clava… Gladiatore.
Miolli : serio, preciso, si fa sempre trovare pronto. Professionista.
Furlanis : grinta e cuore, corsa esagerata. Maratoneta.
Flaborea : anticipa, lancia, randella, brontola (con il mister) insomma, c’è. Sorriso.
Baruzzo : un po’ dottor Jekyll e un po’ mister Hyde: entra leggiadro, poi manganella con furia. Per tutti: il Capu.
Villotta : corre sulla fascia, marca chiunque si presenti davanti. Look non molto apprezzato dal Mister, per evidenti ragioni. Sumo.
Moro A. : del suo idolo ha lo scatto felino (Sébastien Frey), ma non la voce, che non si conosce. Gatto.
Bellomo : poche buone apparizioni. Di certo lo abbiamo sentito. Urlo.
Ingrassia : angelico in certe movenze, di peso in altre. Non gioca mai a caso. O forse sempre?! Artista.
Trevisan : riferimento per carattere e grinta in mezzo al campo, con la fascia è cresciuto. Capitano.
Dal Ben : fisico e tecnica al servizio della squadra, difende, imposta attacca. Colonna.
Moro R. : chiude su tutte le palle che gli passano vicino, con sana ruvidezza. Tacco.
Venier : corre, tira e spinge (maglie e palloni) dappertutto, il campo gli è un po’ stretto. Petardo.
Cinto : affettuosamente legato al pallone, veloce, punta sempre il portiere, qualche volta colpendolo. Fulmine.
Geromin : non molla mai, corre e pesta, talvolta si aggroviglia per la fretta. Molla.
Lazzari : piedi vellutati, controllo fine. Innamorato (anche lui) della sfera. Giocoliere
Turchetto : dal parquet al prato, con coraggio, senza paura. Koby.
Ancora qualche parola in chiusura. Il Mister desidera rivolgere un ringraziamento particolare ad alcune persone che nel corso della stagione gli sono state vicine nei momenti di criticità, sostenendolo, aiutandolo a sbrogliare matasse intrigate e a portare avanti al meglio il suo lavoro:
Renato Vivan, Stefano Venier, Luca Villotta, Stefano Flaborea ,
GRAZIE
M. Lazzari